La perdita della vegetazione autoctona è uno dei principali effetti connessi al cambiamento climatico e alle attività umane che portano alla frammentazione degli habitat e alla riduzione della biodiversità. In particolare, negli ultimi 30 anni il numero di orchidee spontanee è diminuito drasticamente a causa della scomparsa dei loro habitat naturali. L'inquinamento, l'invasione di specie alloctone e l’urbanizzazione sono solo alcuni dei processi abiotici che minacciano l’esistenza delle orchidee spontanee e che rendono, perciò, necessaria l’attuazione di specifici programmi di tutela e conservazione. Sebbene la presenza di piante poco comuni e indicative di un’elevata biodiversità sia tipica delle aree naturali, non si deve però presupporre che i contesti urbani ne siano completamente privi. Alcune specie autoctone, infatti, hanno trovato condizioni adatte alla crescita anche negli habitat man-made, cioè creati dall’uomo, come parchi, giardini, piccole aree verdi urbane e Orti Botanici. Le orchidee spontanee Anacamptis morio e Ophrys apifera, per esempio, sono state localizzate in un prato delle Mura di Ferrara e una consistente popolazione di Anacamptis pyramidalis cresce in un giardino privato a San Martino. Inoltre, da alcuni anni, nell’Orto Botanico dell’Università di Ferrara sono presenti popolazioni spontanee di cinque specie di orchidee: Anacamptis pyramidalis, Cephalanthera damasonium, Cephalanthera longifolia, Ophrys apifera e Ophrys sphegodes. Il gruppo di ricerca di Ecologia Vegetale dell’Università di Ferrara si occupa del monitoraggio di queste popolazioni attraverso il rilevamento di dati biotici per definirne la vitalità e dati ambientali per identificare i fattori necessari alla crescita e allo sviluppo di queste specie vegetali. Nonostante sia importante ottenere, attraverso la ricerca, nuove conoscenze biologiche ed ecologiche, l’aiuto di tutti i cittadini è essenziale per attuare una corretta gestione del territorio che garantisca la sopravvivenza di queste specie protette e la presenza di adeguate aree verdi ad elevata biodiversità.
A cura di Lisa Scramoncin - Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Prevenzione - Unife